Quindi, con due corde legate al tronco viene tirato da tantissimi giovani fino alla buca predisposta per la sua erezione.
Il Maio viene liberato dal carruocciolo e dal traino e vi si legano intorno tre robuste corde usate unicamente per questa cerimonia. Operazione difficile, delicata, che necessita dei tempi e dell’esperienza delle maestranze.
Due corde restano a terra nelle mani di chi dovrà equilibrare l’alzata, mentre la terza viene fatta arrivare sul tetto della chiesa, dal quale altri giovani muscolosi lo tireranno su, seduti a cavalcioni sugli spioventi.
Occorre forza fisica, padronanza della tecnica, perfetta sincronizzazione di movimenti ed estrema attenzione. Ma soprattutto tanta fede e la convinzione che Santo Stefano sta lì a sorvegliare come un buon padre di famiglia.
Lentamente il Maio alza la sua chioma al cielo e viene fissato nella buca, mentre suonano a festa le campane. A questo punto un uomo si arrampica lungo il tronco con la sola forza delle braccia e va a sciogliere le tre funi tra un boato di applausi dei presenti con le lacrime agli occhi. L’omaggio a Santo Stefano è lì, alto, maestoso, come vuole la tradizione. Gli antenati ora saranno fieri della nuova generazione, che continua a trasmettere i valori che hanno unito la comunità nell’arco della storia recente e passata. Nuova benedizione da parte del parroco e tutti a casa per il meritato pranzo di Natale.